Furtunat’ tene a rrobba bella! Nzogna nzogn’! Tutti i napoletani e sicuramente qualche amante della musica di Pino Daniele, riconoscerà in questa frase, il titolo di una sua canzone…ma non è solo questo… questo è, a pieno titolo, il richiamo per le genti dei vicoli di Napoli, di Fortunato, personaggio storico, immortalato nel libro di Massimo Andrei che porta appunto il suo nome, “Fortunato”, che di mestiere faceva il “tarallaro”, vendeva appunto, per le vie di Napoli, i taralli; li trasportava in una carrozzina da neonati su cui c’era scritto” la ditta Fortunato resta chiusa il lunedì “; erano chiusi in una copertina per non farli raffreddare, perché il tarallo, andava e va mangiato caldo… per tutti quelli con cittadinanza extracampana, il tarallo è un biscotto salato e friabilissimo ricco di pepe, mandorle e sugna che è per l’appunto l’ingrediente che gli dona la sua caratteristica… la friabilità… Il tarallo sfoglia letteralmente .. una croccantezza scioglievole, la sapidità e la piccantezza del pepe, ne fanno uno snack adatto a tutte le ore; street food per eccellenza di Napoli, si sgranocchia bevendoci su una bella birra gelata; nasce come cibo per i poveri, infatti i panettieri alla fine del ‘700, pensarono di utilizzare la pasta da riporto del pane, arricchendola con la sugna, il grasso dei poveri ( che non va confusa con lo strutto, che è la liquefazione di tutte le parti grasse del maiale, mentre la sugna lo è di quello surrenale e non si trova in commercio, ma solo presso le famiglie o macellai di fiducia che ancora sciolgono il grasso ) e il pepe, impastando tutto fino a formare delle ciambelle intrecciate e cotte in forno; le mandorle le troviamo solo qualche secolo dopo, in una unione perfetta col pepe e la sugna…
II tarallo ‘nzogna e pepe ( sugna e pepe )
Oggi i tarallari non ci sono più, Fortunato è stato l’ultimo, una figura storica e caratteristica venuta a mancare agli inizi degli anni ottanta…oggi i taralli si trovano nei chioschetti a Mergellina, sul lungomare di Napoli, oppure negli stessi panifici che li riforniscono; a dire il vero io non li ho mai fatti, li ho sempre e solo mangiati passeggiando vicino al mare con mio marito ( allora fidanzato ) e li ho sempre trovati divini.. Caldi e che pizzicavano talmente di pepe, da doverci bere subito su della birra gelata; ho letto come mio solito, innumerevoli ricette e consigli prima di farli ( chi mi segue sa quanto sono pignola! ) perché volevo che il risultato fosse quanto più possibile simile all’originale… E spettacolo degli spettacoli… Non ci credevo! Avere avuto subito un risultato del genere… sarà stata la sugna di Nunziatina ( una carissima vecchietta che lo scioglie ancora in casa ) o non lo so, ma sono eccezionali, credetemi e se proprio volete cimentarvi, questa è la ricetta giusta… andiamo, si impasta…
Ingredienti
Per la biga ( preimpasto con lievito )
80 gr di farina manitoba
7 gr di lievito di birra fresco
60 gr di acqua
Procedimento biga
Preparare questo impasto 12 ore prima dell’impasto definitivo ( impastando la sera la biga, si può fare l’impasto il giorno dopo).
In una ciotola versare l’acqua a temperatura ambiente, sciogliervi il lievito e unire la farina; impastare per poco ( si avrà un impasto un pò appicicoso ) e coprire con pellicola ben sigillata o con il coperchio della ciotola;
Ingredienti per circa 15/16 taralli
Impasto finale
230 gr di farina 00
150 gr di strutto
200 gr di mandorle con la pellicina e tritate grossolanamente
10 gr di sale ( 2 cucchiaini rasi )
4 gr di pepe nero
3 gr di zucchero
100 gr di acqua
Procedimento impasto definitivo
Fare una fontana su una spianatoia con la farina e mettere al centro la biga, lo strutto, pepe, zucchero, sale, acqua e le mandorle
impastare dal centro amalgamando bene gli ingredienti alla biga; tirare verso il centro dell’impasto tutta la farina fino a che si formerà un panetto ( non deve essere lavorato eccessivamente, pena la gommosità dell’impasto );
lasciar lievitare il panetto per circa un’ora, coperto a campana (o con pellicola); trascorso il tempo, ritagliare dall’impasto tanti pezzetti che ridurremo a bastoncini larghi un dito e lunghi una ventina di cm; intrecciarli a due a due e chiudere a ciambella.
mettere a lievitare nelle teglie coperte di carta forno, distanziandole;
proseguire così fino al termine dell’impasto; far lievitare in luogo caldo fino al raddoppio del volume ( non cresceranno molto )
infornare in forno ventilato a 180º per i primi 10 min e proseguire per altri 35/40 min a 160º ( controllate il colore, perche se cuociono troppo sanno di bruciato); se vi accorgete che si colorano subito, abbassate la temperatura anche a 150º , ma non toglieteli dal forno pensando siano cotti, altrimenti avrete un biscotto croccante fuori e gommoso all’interno; devono “sfresare” ( deriva da fresa, che significa apertura, fessura di finestra, e viene usato in panetteria per indicare l’asciugatura di biscotti, freselle, per l’appunto, mettendo il prodotto in forno a bassa temperatura o quando è ancora caldo ma spento, tenendo la porta del forno leggermente aperta, per far uscire umidità ) e diventare croccanti; lasciarli raffeddare nel forno spento con la porta leggermente aperta ( mettere una cucchiarella di legno tra la porta e il forno).
~Dritta
Riscaldandoli leggermente prima di mangiarli, sprigioneranno tutto il loro odore ( basterà anche metterli 5 min su un termosifone ).
Alessandra says
La prossima volta che vengo mi prendo la sugna di Nunziatina, perché devo assolutamente provare a farli 😉
Intanto mi mangio quelli presi ieri <3
Baciiiii
lamammacuocò says
Te la potevo dare! Ce l’avevo nel frigo! Vabbè prossima volta…ecco, mangia quelli va! ??
nome Lina says
Ciao Elisa Tutto a posto sono Lina la suocera di Vale oggi fatto la ricetta delle casarecce con tarallo sugna e pepe un piatto favoloso Grazie della ricetta il mio numero di cellulare è 331 81 98 083 Ciao buona domenica
lamammacuocò says
Ciao Lina! Sono felice ti dia venuto bene. Un abbraccio cara e a presto