Per i più il cous cous puó sembrare un piatto appartenente solo ed esclusivamente alla cultura nord africana, ma basta girare un pò la testa, o meglio abbassare lo sguardo, per rendersi conto che anche noi abbiamo ricette ormai entrate a far parte della tradizione regionale del nostro paese…nello specifico parliamo della Sicilia dove hanno per tradizione un cous cous di mare notevole, retaggio delle dominazioni avute nei secoli… Il cous cous del Maghreb, o meglio kuskusu che nella lingua dei berberi significa “tritato a pezzettini”, si differenzia da quello siculo solo per l’accompagnamento degli ingredienti, infatti i nord africani lo accompagnano con carni e verdure a differenza dei siciliani o meglio trapanesi che usano condirlo con pesci, molluschi e crostacei… ma che cos’è il cous cous? Nient’altro che semola di grano duro, trattata con acqua e sale, cotta a vapore e “incocciata” ( rotazione della semola tra le mani con l’aiuto di acqua e sale, atta a formare granelli ); operazione che viene ripetuta più volte fino ad arrivare al risultato voluto; oggi si tende a comprare quello precotto che ha bisogno solo di essere reidratato ( deve gonfiare ) con acqua e condimento; in Sicilia c’è ancora la tradizione di cuocerlo in casa con la “cuscusiera” che consiste in una specie di colapasta di terracotta a fondo piatto con coperchio, che viene riposta in un’altra pentola dai bordi alti, posta sul fuoco con aggiunta di brodo vegetale o fumetto di pesce… Una cottura a vapore che si protrae per alcune ore… questa ricetta prende spunto da quella trapanese, ma senza aggiunta di pomodoro e consentitemi, solo per la poca dimestichezza con la semola, con cous cous precotto; il risultato è sublime comunque… Nell’attesa di mangiare quello originale trapanese…buona ricetta
Gustare…
~Dritta
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