Ecco a voi il primo dei tre impasti che non possono mancare sulla tavola pasquale napoletana… Vi parlo oggi del casatiello sugna e pepe ( degli altri due parleremo nei prossimi post ).
Casatiello, come dice la parola stessa, deriva dal latino caseus, formaggio e dal napoletano caso, per l’appunto la parola dialettale che indica il formaggio ma anche una persona pesante e poco versatile.
Sì nù casatiell’! E’ la frase che si dice appunto per definire una persona ingrombrante, pesante e che sta sullo stomaco.
Non parliamo infatti di un impasto leggero e alveolato, anzi, la sua maglia è molto serrata ed è così ricco di uova e grassi che non potrebbe, anche volendo, acquistare leggerezza.
Differisce dal tortano in molte cose, per l’impasto che non è sostenuto ma abbastanza morbido, per il ripieno, che nel tortano consiste in salumi a pezzetti e uova sode, mentre qui praticamente non ci sono , tranne che per qualche pezzetto di salame, che serve solo a ricordare che uso si fa del casatiello.
Lo scopo del casatiello, dovete sapere, è quello di accompagnare la ricotta salata, il salame e le fave fresche il sabato santo e il lunedì di Pasquetta.
Parliamo quindi di un pane ricchissimo…fatto con sugna, formaggio pecorino, uova, salame e pepe come se piovesse.
E’, come tutti gli impasti tradizionali regionali, ammantato di emozioni e ricordi, di mani nodose, che sbattono in una grande zuppiera di ceramica bianca, un impasto pesante e grezzo, fino a farlo diventare liscio, lucido e pieno di bolle.
Le persone preposte all’impasto dovevano avere ” la mano calda”, cioè produrre quel calore necessario all’impasto per cominciare a trasformarsi , praticamente quello che oggi fa una qualsiasi macchina impastarice durante la fase di lavorazione, scalda l’impasto e lo porta alla temperatura ottimale per far si che inizi la lievitazione.
Altra dote importante: forza fisica, si, perchè l’impasto viene praticamente raccolto, con la mano a cucchiaio, alzato verso l’alto sbattendolo.
Questo movimento crea un suono particolare, uno schiocco poderoso continuo e uno spostamento d’aria notevole, aria che verrà inglobata dall’impasto creando per l’appunto le classiche bolle.
Uno spostamento così forte che ci vogliono due persone per l’operazione, una che sbatte forte e l’altra che tiene la ciotola ferma sul tavolo per evitare che si sollevi insieme all’impasto.
L’impasto, messo a lievitare al caldo sotto le coperte, che occupano tutto lo spazio dei piani d’appoggio disponibili.
Questo che vi ho raccontato è l’esatta versione scritta delle immagini che si sono susseguite in tutti gli anni che precedevano la Pasqua, o almeno quelli di cui ho ricordo.
Quindi il casatiello salato, quello dolce, la pastiera di grano, così come gli struffoli a Natale o le zeppole alla festa del papà, si fanno sì perché sono buone e sono ricette tramandate di famiglia in famiglia, ma soprattutto perchè, portano con loro un bagaglio di emozioni e ricordi che va al di là dei sapori e dell’effettiva necessità di mangiarli.
Tuffatevi con me in questo mare di emozioni
impastiamo…
- 1 kg di farina manitoba
- 10 uova
- 250 gr di sugna
- 300 gr di salame napoli tagliati a grossi pezzi
- 250 gr di criscito ( pasta da riporto acida che si trova in tutti i panifici campani ) oppure pari quantità di lievito madre già rinfrescato o in ultima analisi 25 gr di lievito di birra
- 2 gr di lievito di birra ( da aggiungere solo se si usa il criscito )
- 30 gr di sale
- 15 grammi di pepe nero
- 100 gr di pecorino
- 250/350 gr di acqua tiepida ( a seconda dell’assorbimento della farina )
- Che si impasti a mano o in planetaria, il procedimento è lo stesso.
- Sciogliere il criscito con l’acqua calda ( mettere 250 gr d’acqua e poi quando si unisce tutta la farina valutare se aggiungerne altra ) e i due grammi di lievito, in planetaria con gancio a kappa e velocita 1
a mano
- Lavorarlo con le dita fino a che diventa una cremina.
- Aggiungere poi la sugna
- continuando a impastare.
- Aggiungere poi le uova, impastare ancora e aggiungere anche il il pecorino.
- Iniziare ad aggiungere la farina, circa un terzo, e quando è amalgamata, aggiungere il pepe ed il sale continuando ad impastare.
- unire tutto il resto della farina.
- Facciamo andare la planetaria a velocità 1,5 e valutiamo se é il caso di aggiungere altra acqua.
- Fermiamola ogni 5 minuti per dieci minuti ( cioè facciamo lavorare 5 minuti e poi fermiamo per 10 ).
- Ripetere questa operazione tre volte.
- Alla quarta volta, lavorare l’impasto per dieci minuti o fino a che vedremo delle bolle nell’impasto.
- Poco prima di spegnere la macchina unire il salame a pezzi.
a mano
- Raccogliere l’impasto con la mano, dalla base della ciotola e sollevarlo come se dessimo uno schiaffo, giriamo la ciotola in modo da fare lo stesso con tutto l’impasto.
- Lavorarlo in questomodo fino a che vedremo delle bolle in superficie.
- Aggiungere il salame e distribuirlo in tutto l’impasto.
- Ungere gli stampi con la sugna e distribuire l’impasto all’interno degli stampi per circa 1/3 della capienza.
- Mettere a lievitare in un luogo caldo, senza correnti d’aria, coprendoli con una tovaglia da tavola e poi una coperta in pile.
- Dovrebbero essere pronti dopo circa 12 ore di lievitazione, dipende dalla temperatura della casa.
- Per evitare nottatacce ad infornare ( e qualcuna ne ho fatta!! ) vi consiglio di impastare la sera tardi ( 21/22 ) così da infornare la mattina dopo.
- Quando saranno lievitati così , cioè triplicati di volume
- accendere il forno a180º gradi e cuocere per circa 40/50 min ( fare sempre la prova stecchino, che dovrà essere asciutto).
- Sfornare e togliere dagli stampi mettendoli a raffreddare su una gratella.
angela says
Ciao, complimenti per come hai spiegato il casatiello 🙂
mi puoi dire quanto olio devo mettere al posto della sugna??? grazie 🙂
lamammacuocò says
Angela forse questo è uno di quei pochi casi casi in cui non è consigliabile sostituire i grassi con l’olio, otterresti proprio un altro prodotto e non il casatiello.